Lotta alla violenza sulle donne: Intervista esclusiva a Deborah Riccelli

Lotta alla violenza sulle donne: Intervista esclusiva a Deborah Riccelli

Intervista esclusiva alla Dr.ssa Deborah Riccelli

Deborah Riccelli, che ci onoriamo accogliere tra i nostri collaboratori, è un’autorità in ambito della lotta alla violenza. È un apprezzata scrittrice ed esperta sullo studio della violenza e del crimine famigliare, nonché presidente del CAAV Oltresilenzio Onlus Centro Antiviolenza di Genova.

Il suo ultimo libro “Nessuno mai potrà più udire la mia voce” si sta avviando a divenire un best-seller, non solo di genere.

Da tempo impegnata in ogni sorta di battaglia per la tutela dei deboli, Deborah curerà una rubrica fissa su Il Super Redattore e si occuperà anche di raccogliere eventuali disagi o denunce di violenza nelle modalità che saranno presto indicate.

La Dr.ssa Riccelli ha voluto generosamente iniziare la sua collaborazione con noi, rilasciandoci in esclusiva una sua intervista:

SR: Nella tua triplice veste di donna, scrittrice e operatore nel Sociale, quali di questi tre aspetti ti coinvolge maggiormente e prevale emotivamente nella tua missione?

D.R.: Sicuramente l’essere donna condiziona emotivamente tutti i miei ruoli. Forse, li arricchisce perché mi offre la possibilità di ascoltare e descrivere le situazioni aggiungendo un tocco emozionale tipicamente femminile. Nelle distinzioni tra le caratteristiche femminili e maschili si dice che le donne siano dotate di “pensiero interconnesso” e gli uomini di “pensiero settoriale”. Ecco, probabilmente, il mio pensiero interconnesso mi offre la possibilità di interconnettere i miei singoli ruoli per ottenere una prospettiva più ampia utile alla finalità che perseguo.

SR: Nel corso della tua esperienza, hai maturato la convinzione che le condizioni culturali prevalgano su quelle economiche, nelle cause remote della violenza sulle donne?

D.R. Le condizioni culturali e il nostro vissuto di cultura patriarcale sicuramente hanno posto le fondamenta sulle quali la violenza nasce e cresce ma, le condizioni economiche alle quali ancora oggi le donne sono costrette, contribuiscono al perché molte donne non riescono ad uscire da una situazione di violenza.

Sembra impossibile crederlo ma ancora oggi, nell’anno 2017, ci troviamo davanti ad una differenza salariale tra uomo e donna, a datori di lavoro che domandano alle ragazze se hanno intenzione di sposarsi e fare figli o a “dispetti” sul lavoro quando si rientra dalla gravidanza. Questi aspetti fanno sì che alcune donne si trovino costrette a scegliere tra il lavoro e la famiglia e, nel caso scegliessero quest’ultima, incontrino serie difficoltà se e quando decidono di riappropriarsi della loro autonomia. Ancora peggio se questo accade dopo aver vissuto una situazione maltrattante.

SR: Probabilmente il retaggio culturale gioca un ruolo importante in queste tragiche vicende. Ritieni sia corretta questa affermazione. Se la condividi, quali possono essere eventuali soluzioni concrete?

D.R. Il retaggio culturale è al primo posto, secondo me. Per questo sarebbe importante fare un passo indietro, tutti insieme. Uomini e donne. Dovremmo metterci in gioco senza pregiudizi, guardandoci in faccia se vogliamo davvero che qualcosa cambi. Dobbiamo provare a comprendere insieme che cosa è successo alla relazione tra il maschile e il femminile in questi ultimi anni perché mi pare assurdo non ammettere che qualcosa è sostanzialmente cambiato. La violenza ha una storia che è fatta di emozioni, di sesso, di idee radicate, di simboli, di leggi, di silenzi e di potere. Se non comprendiamo le radici della violenza di genere non acquisiremo mai la capacità di estirparla dalla nostra società.

SR: Esiste, a tuo giudizio, una sottovalutazione del problema da parte delle forze politiche?

D.R. Credo di sì. Anzi, sinceramente, credo che la lotta alla violenza di genere sia per le forze politiche un ottimo slogan da campagna elettorale.

Molti decreti che sono stati attuati, secondo me che sono un’operatrice del settore, hanno fatto più male che bene perché, come sempre, decidono senza consultare chi il problema lo conosce e lo vive.

SR: Risulta abbastanza evidente che gli sforzi della Politica nella lotta alla violenza sulle donne e al femminicidio siano prevalentemente bipartisan. Esiste secondo te una reale alleanza delle donne

impegnate in politica, oppure le strategie sono differenti?

D.R. A questa domanda non saprei cosa rispondere perché credo di aver già risposto con la precedente.

Sono tristemente delusa dall’uso che fanno, tutte le forze politiche senza distinzione alcuna, della lotta al femminicidio. Ci vorrebbero pene certe, prevenzione e sostegno ma, soprattutto, conoscenza della materia. Chi decide, come in molte altre situazioni, non “conosce” a fondo il problema e credo che questo sia uno degli anelli deboli di questa lotta senza fine. Per quanto riguarda l’alleanza tra donne esiste ma non so quanto in politica. La presenza di alcune di loro è legittimata da una “quota rosa” che, molte volte, viene stigmatizzata e derisa. Sono ripetitiva ma sono estremamente convinta che dovremmo comprendere che la lotta alla violenza di genere non può essere considerata un problema delle donne. Sono gli uomini ad agirla? Perciò dovrebbe essere un problema di tutti, anche degli uomini perbene che non si riconoscono in determinati atteggiamenti.

Nel ringraziare la Dr.ssa Riccelli per la sua competenza e sincera esposizione, vi rimandiamo ai prossimi giorni, in cui annunceremo le iniziative collegate alla sua preziosa collaborazione.

RIPRODUZIONE CONSENTITA ESCLUSIVAMENTE RIPORTANDO LA FONTE “ILSUPERREDATTORE.IT” 

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